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Green economy e green jobs

Una tematizzazione in chiave storica e una bibliografia ragionata a partire dagli studi dell’IRES Piemonte.

I due grandi temi evocati dal titolo si sono definiti come oggetti di interesse, di analisi, di definizione, di discussione e di proposte operative attraverso un percorso lungo nel tempo e vasto nello spazio. Dal livello internazionale delle grandi istituzioni intergovernative, al livello europeo e poi nazionale, fino al livello locale delle regioni e delle province, si è negli anni prodotta analisi e strategia orientate a definire, comprendere e valorizzare opportunità correlate ad una transizione green dell’economia e dell’occupazione. È un percorso attraverso cui gli stessi termini hanno mutato contenuti e significati, mentre le capacità di comprensione dei processi sottostanti si arricchivano.

Ma ciò può aver reso meno agevole, per chi arrivi da non specialista a voler studiare queste tematiche, districarsi con sicurezza fra i numerosissimi materiali di riferimento disponibili, a tutte le scale territoriali e in tutte le lingue. Inoltre, non sempre si rivela agevole collocare il proprio territorio nel contesto della tematizzazione disponibile a livello internazionale.

Con lo scopo di agevolare la selezione e la comprensione dei tanti materiali disponibili fornendo una “intermediazione” competente, ISMEL, tramite la collaborazione con IRES Piemonte, mette a disposizione un contributo di analisi che ripercorre e ripropone in chiave deliberatamente divulgativa i principali passaggi del lungo percorso tematico che ha riguardato i due termini di green economy e green jobs, con una conclusione che cerca di collocare correttamente la situazione del Piemonte nei loro confronti.

In occasione della Settimana del Lavoro 2022 viene quindi presentata una originale bibliografia ragionata – rivolta programmaticamente a studenti, formatori, decisori pubblici e privati, cittadini interessati – che possa essere di ausilio al soddisfacimento dei loro interessi conoscitivi in materia e di sostegno alla ricerca di un miglior collegamento tra tematizzazione a livello internazionale e possibili declinazioni d’interesse a scala regionale e locale.

In collaborazione con IRES Piemonte e Fondazione Vera Nocentini


Pensare verde, lavorare verde: una guida introduttiva alla green economy per formatori e studenti

a cura di Federico Drogo e Giorgio Vernoni

La produzione di energia da fonti rinnovabili, il riciclo dei materiali, la conservazione del paesaggio, del mare e della biodiversità, la mobilità e l’edilizia verde, l’agricoltura biologica e il “disaccoppiamento” tra sviluppo e l’emissione di gas serra rappresentano alcune delle soluzioni in grado di prefigurare un modello economico e sociale meno distruttivo.
Questa pubblicazione, realizzata nell’ambito del progetto APP.VER. 1, vuole essere un’introduzione a questa idea, una “guida pratica” per capire come è nata, in che cosa consiste e come ciascuno di noi può parteciparvi con il lavoro e contribuirvi nella vita quotidiana.

Il primo paragrafo costituisce la chiave di volta del ragionamento e prova a spiegare, senza inutili colpevolizzazioni, le origini del problema e le caratteristiche del modello economico “lineare” corrente. Il secondo racconta la (bella) storia del movimento per la consapevolezza ambientale dalle origini ai giorni nostri e il ruolo fondamentale delle grandi conferenze internazionali nella messa a punto della green economy come modello di sviluppo economico. Il terzo è dedicato a una definizione più precisa dell’economia verde e dei suoi principi fondativi. Il quarto e il quinto paragrafo raccontano, finalmente, la green economy – in pratica, descrivendo le attività e le imprese “verdi” e le nuove professioni e competenze che occorrono per farle funzionare – mentre l’ultimo paragrafo traccia un ritratto dell’economia verde in Piemonte.

L’obiettivo di questa pubblicazione non è certamente di essere esaustiva, ma, piuttosto, di mettere in ordine un po’ di informazioni e di concetti in modo che possano essere usati, discussi e sviluppati.

SCARICA QUI LA GUIDA


Bibliografia ragionata sulla sostenibilità ambientale del Piemonte


a cura di Fiorenzo Ferlaino

Nota metodologica

Produrre una bibliografia ragionata sulla sostenibilità ambientale del Piemonte non è facile, per diversi motivi.
Il primo è relativo alla non esaustività della lettura svolta. La lettura che proponiamo segue il quadro evolutivo internazionale ma non intende, né potrebbe, essere esaustiva. Assegna periodizzazioni sintetiche decennali (una scelta del tutto soggettiva) atte a stimolare il lettore e a fornirgli una mappa orientativa del complesso processo di crescita della conoscenza ambientale e della tematica inerente la sostenibilità. Si rimanda, come è affermato nell’introduzione, a bibliografie e dizionari che hanno tentato di contenere l’intero quadro analitico a scapito, tuttavia, della mappa orientativa, che crediamo sia il valore aggiunto di questa analisi.
Due. La scelta di sintesi ragionata non solo è necessariamente parziale ma fornisce, inevitabilmente, una bibliografia soggettiva. E’ il punto di vista particolare di un ricercatore dell’IRES, seppur dirigente della struttura Ambiente e Territorio di cui IRES si è dotata col nuovo millennio.
Tre. Esistono degli sfasamenti tra la letteratura metodologica e l’applicazione concreta degli strumenti analitici. L’analisi necessita di misure e quantità spesso non disponibili per tutti i livelli di scala territoriale. Esiste inoltre un ulteriore sfasamento tra l’applicazione a scala internazionale e l’applicazione analitica a scala regionale e locale. A livello regionale e locale si determinano dei ‘delay’, degli ‘shift’ con il quadro analitico svolto a livelli territoriali maggiori. Abbiamo provato a ordinare questo “disordine” attraverso delle schede dedicate alla scala regionale e attraverso la segnalazione in grassetto+corsivo dei pezzi che trattano del Piemonte.
Infine occorre un ultimo avvertimento: le schede non contengono quanto è stato fatto sul tema in Piemonte ma, piuttosto, quanto è stato fatto dall’IRES o da enti che con esso hanno avuto relazioni strutturate e istituzionali: in particolare ARPA (l’Agenzia regionale per l’ambiente) e AISRe (l’Associazione italiana di scienze regionali).

Introduzione

1.1 PLATONE: POLIS E SOSTENIBILITÀ

Innovare la Pubblica Amministrazione: questione di regole o di organizzazione e persone?

Come cambiare la Pubblica Amministrazione degli enti locali per favorire il superamento della crisi di competitività del nostro territorio? Si tratta solo di cambiare le regole dei procedimenti oppure occorre pensare a nuovi modelli organizzativi? Quali nuovi principi di organizzazione e regolazione del lavoro per dare efficienza all’agire amministrativo? Per innovare è sufficiente realizzare un’estesa digitalizzazione dei processi oppure occorre prevedere un massiccio ingresso di nuove e qualificate forze di lavoro?

> Guarda i video della prima e della seconda sessione.

> Consulta gli approfondimenti proposti dai relatori e dal comitato organizzatore:

La Pubblica Amministrazione italiana, negli ultimi decenni, è stata oggetto di diversi progetti di riforma, che spesso non hanno però raggiunto i risultati auspicati.
Un’attenta analisi della riforma della dirigenza pubblica è stata effettuata da Roberto Cavallo Perin con Roberta Gagliardi in La dirigenza pubblica al servizio degli amministrati (in “Rivista trimestrale di diritto pubblico”, 2014, pp. 309-336).
Altre interessanti indagini e riflessioni sono quelle confluite nel Progetto Lavoro dell’associazione PartecipaTo.
Documento fondamentale per comprendere meglio e in maniera aggiornata un’altra faccia fondamentale della Pubblica Amministrazione sono le stime mensili della Banca d’Italia sulle necessità finanziarie delle amministrazioni locali.
Infine, segnaliamo il nuovo patto siglato il 10 marzo 2021 da Governo e sindacati per l’innovazione del lavoro pubblico, che dovrebbe essere la traccia per la ristrutturazione del pubblico impiego in Italia.


1.2. ECOLOGIA

Ecologia da oìkos (casa) e logos (concetto, idea, scienza), ovvero “scienza della casa”. Con l’ecologia termina un’epoca storica cominciata con l’umanesimo rinascimentale: l’uomo non è più al centro dell’universo ma è uno dei tanti organismi che per vivere deve entrare in relazioni d’equilibrio con le altre componenti naturali, l’uomo non definisce la natura ma ne è un portato, può modificarla ma ogni sua azione finalizzata a “dominare” e controllare gli oggetti intorno non è definita da una relazione causa-effetto univoca ma biunivoca. ‘Ecologia’, più propriamente, è stata definita da Haeckel “la scienza delle relazioni di un organismo con il mondo esteriore che lo circonda; cioè, in senso lato, la scienza delle condizioni di esistenza” (Haeckel, 1866, p. 286); è quindi una scienza delle interrelazioni, delle interdipendenze fra organismi e tra questi organismi (uno dei tanti) c’è anche l’uomo.

Ernst Haeckel (1866), Generelle Morphologie der Organismen, 2 volumi: Allgemeine Entwicklungsgeschichte der Organismen, Berlin.

‘Ecologia’, compare poi, nel 1885, nel sottotitolo di un trattato di geobotanica di Hans Reiter del 1885 (Die Konsolidation der Physiognomik als Versuch einer Ökologie der Gewächse), e dieci anni dopo nel trattato di geografia vegetale di Eugenius Werming. Da allora è un susseguirsi di studi: quelli sull’ecologia delle successioni bioniche che Charles Chase Adam presenterà all’VIII Congresso Internazionale di Geografia del 1905, della dinamica delle popolazioni e dell’ecologia matematica di Lotka e Volterra, fino agli studi sull’ecologia animale di Charles Elton, del 1933.

AA.VV. (2005), La Scienza. L’Ambiente e l’Energia, Volume 13°, UTET, Torino.

Giuseppe Gamba e Giuliano Martignetti (1995), Dizionario dell’Ambiente, ISEDI, UTET, Torino.

Una bibliografia selezionata la si trova in Pascal Acot, (1988) mentre per una conoscenza sistematizzata degli studi più recenti si possono consultare le pubblicazioni di numerose enciclopedie e dizionari. Ricordiamo, il Dizionario dell’Ambiente pubblicato da ISEDI nel 1995; l’enciclopedia delle Scienze dell’UTET, in particolare il 13° volume sull’Ambiente, del 2005; il recente dizionario sul cambiamento climatico, pubblicato open-source dall’Università di Torino nel 2019.

Pascal Acot (1988), Storia dell’ecologia, Lucarini ed., Roma.

Gianni Latini, Marco Bagliani e Tommaso Orusa (a cura di) (2019), Lessico e Nuvole. Le parole del cambiamento climatico, Università degli Studi di Torino.

Storia

2.1. PARADIGMA PRIMA DEGLI ANNI SESSANTA: LA BELLEZZA

⚪ Logica dominante: protezione della bellezza
⚪ Ambiente come Panorama e Paesaggio
⚪ Approccio: regolativo e conservativo
⚪ Logica: il bello identitario da difendere

Fu il fascismo a introdurre il Bello, soprattutto panoramico, come portato dell’identità nazionale con la legge 11 giugno 1922 n° 778, che tutelava la bellezza e introduceva i Parchi nazionali. Sono leggi che vanno a sostituire i corpi legislativi precedenti di difesa del patrimonio (risorse) forestale, varati dal Regno di Sardegna (legge 20 giugno 1877, n. 3917, legge 2 giugno 1910, n. 277). L’art. 1 della Legge fascista del 1922, una delle prime, recita: “Sono dichiarate soggette a speciale protezione le cose immobili la cui conservazione presenta un notevole interesse pubblico a causa della loro bellezza naturale o della loro particolare relazione con la storia civile e letteraria. Sono protette altresì dalla presente legge le bellezze panoramiche”.
Il fascismo istituì 4 parchi: il primo, del 1922, il parco nazionale del Gran Paradiso tra la provincia di Torino e quella di Aosta. Dopo la caduta del regime per i successivi 25 anni non si istituirono altri parchi fino al 1968. L’ultimo parco nazionale, il 25°, è stato istituito nel 2016. Il paradigma nel tempo è mutato passando dal panorama come identità e valore nazionale al paesaggio che esprime anche un “genere di vita”, alla conservazione della biodiversità, alla valorizzazione del patrimonio locale, all’integrazione della nuova ruralità fino alla più recente tutela degli ecosistemi, introdotta con la recente modifica costituzionale (dell’8 febbraio del 2022).

Gianluigi Della Valentina (2011), Storia dell’ambientalismo in Italia: lo sviluppo insostenibile, Bruno Mondadori, Milano , ISBN 978-88-6159-540-8.

Luigi Piccioni (2017), La cronologia di “altronovecento” dell’ambiente e dell’ambientalismo 1853‐2000, I quaderni di altro novecento n.7, Fondazione Luigi Micheletti, Brescia.

L’art. 9 della Costituzione, tra i primi dodici articoli che contengono i “principi fondamentali” immodificabili, tutela il paesaggio recita: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

Nell’articolo 41, si sancisce che salute e ambiente devono essere rispettati da qualsiasi attività economica, al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana. Il passaggio normativo dalla tutela del paesaggio alla tutela degli ecosistemi esprime il grande percorso fatto dalla coscienza ambientale. Un’attualizzazione del paradigma paesaggistico la si trova in IRES (2000), Il Senso del Paesaggio (vedi anche Scheda n.1).

Paolo Castelnovi (2000), Il Senso del Paesaggio, IRES-Piemonte.


2.2. PARADIGMA ANNI SESSANTA: INQUINAMENTO

⚪ Riparazione/protezione ambientale
⚪ Problema principale: inquinamento
⚪ Logica dominante: end of pipe
⚪ Ambiente come esternalità economica
⚪ Approccio regolativo; definizione di “livelli ottimali di emissione”

Il para-diclorodifeniltricloroetano o DDT negli anni ’40 e ’50, è stato l’insetticida clorurato più usato per la lotta alle zanzare malariche e come insetticida in agricoltura. Nel 1962, una biologa e ambientalista americana, Rachel Carson, pubblicò il libro Primavera silenziosa, che denunciava il DDT come causa del cancro e nocivo nella riproduzione degli uccelli, dei quali assottigliava lo spessore del guscio delle uova. Il libro causò clamore nell’;opinione pubblica; il risultato fu che nel 1972 il DDT venne vietato per uso agricolo negli USA sulla spinta del movimento ambientalista, e nel 1978 anche in Italia. Il problema principale è l’inquinamento da parte di sostanze e gas di scarichi nocivi per la salute umana. La richiesta è quella dell’ ‘end of pipe’ con la ricerca dei livelli ottimali di emissione e la determinazione delle soglie limite di tossicità atte a preservare la salute umana. L’approccio dell’intervento è prettamente regolativo.

Rachel Carson (1962), Silent spring, Houghton Mifflin Company (traduzione italiana: Primavera silenziosa, Feltrinelli, Milano, 1999).


2.3 PARADIGMA ANNI SETTANTA: RISORSE FINITE

⚪ Il Rapporto sui limiti dello sviluppo, (1972) commissionato al MIT dal Club di Roma (Donella Meadows)
⚪ Conferenza di Stoccolma (1972) Ambiente umano
⚪ Problema principale: la crescita della popolazione
⚪ Logica dominante: malthusiana
⚪ Ambiente come risorsa economica finita
⚪ Approccio regolativo-normativo, conservativo

Nel rapporto al Club di Roma sui limiti dello sviluppo si afferma che il tasso di crescita della popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato. I limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale.
È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di equilibrio, ecologico ed economico, sostenibile se il percorso è progettato in modo globale e tale che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.

Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III (1972), The Limits to Growth (traduzione italiana: I limiti dello sviluppo, Mondadori, Milano, 1972).

La logica è quella malthusiana, criticata per molto tempo e oggi dimostratasi, per diversi aspetti, premonitrice. Un altro libro che fece scalpore nel dibattito degli anni settanta fu The population bomb, del 1968. Il libro di Paul Ehrlich avvertiva che il numero di persone sulla terra stava andando fuori controllo e i problemi per nutrire la popolazione sarebbero aumentati. Si suggerisce di produrre politiche orientate al controllo delle nascite. La diffusione delle tecniche anticoncezionali e la parità di genere producono una rivoluzione culturale nel mondo occidentale. Il controllo delle nascite diventa una politica importante nella sfera “social-comunista” . In Cina, caso estremo, si dà luogo nel 1973 alla strategia del “figlio unico”, tradotta poi in legge nel 1979 e recentemente ridimensionata.

Paul R. Ehrlich (1968), The population bomb, Ballantine Books, New York.

Per valutare l’impatto ambientale e le dinamiche in atto occorre richiamare brevemente la I- PAT equation di Ehrlich e Holdren (1971). La I-PAT Equation è un modello qualitativo, molto semplice e sintetico, che misura l’impatto ambientale. In generale il modello esprime l’impatto totale di un territorio come effetto moltiplicativo della popolazione dell’area, della misura dei consumi effettuati e dello stato della tecnologia presente.

Impact I = Population (P) x Affluence (A) x Technology (T)

Paul R. Ehrlich e John P. Holdren (1971), The Impact of Population Growth, Science, n. 171, pp. 1212-17.

Gli anni settanta sono anche gli anni della nascita e sviluppo dei Parchi e delle aree protette in tutti gli stati europei occidentali. In Italia, prima lo Stato e poi le Regioni (sorte nel 1970), istituiscono numerosi parchi conservativi.
La formazione è specialistica e ancora fortemente antropocentrica. Nascono all’interno del movimento ecologista scuole di pensiero diverse; l’ecologia politica (René Dumont) che mette in luce i legami profondi tra società e natura, l’ecosocialismo (Alain Lipietz André Gorz, Murray Bookchin), che introduce la dimensione naturale e ecologista nella divisione capitalistica delle risorse, l’ecofemminismo (Françoise d’Eaubonne) che mette in luce l’utilizzo funzionale delle risorse naturali alla divisione patriarcale e di potere dello spazio famigliare, culturale e sociale.
L’ONU inizia un percorso per l’Educazione Ambientale e l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile che trova momenti di dibattito alla Conferenza di Stoccolma del 1972, nella successiva di Belgrado del 1975, nella Conferenza Intergovernativa di Thilissi del 1977.

In Piemonte già nel 1975 viene promulgata la prima legge quadro, la n. 43, che stabiliva le modalità di istituzione delle aree protette regionali. Un fatto storico a livello nazionale per due ragioni:

⚪ è stata la prima Regione Italiana ad istituire un sistema normativo che regolava la costituzione delle singole aree protette, a partire da un piano regionale generale dove vennero inserite le cosiddette ‘aree di reperimento’;

⚪ ha anticipato contenuti di carattere avanzato (che andranno a comporre le basi della normativa nazionale di riferimento che arriverà ben 15 anni dopo con la legge n. 394 del dicembre del 1991), allineandosi agli altri paesi europei nei quali la materia dei parchi era già stata regolamentata a livello centrale, a partire dall’esperienza francese dagli anni ‘60.


2.3 PARADIGMA ANNI SETTANTA: RISORSE FINITE

⚪ Il Rapporto sui limiti dello sviluppo, (1972) commissionato al MIT dal Club di Roma (Donella Meadows)
⚪ Conferenza di Stoccolma (1972) Ambiente umano
⚪ Problema principale: la crescita della popolazione
⚪ Logica dominante: malthusiana
⚪ Ambiente come risorsa economica finita
⚪ Approccio regolativo-normativo, conservativo

Nel rapporto al Club di Roma sui limiti dello sviluppo si afferma che il tasso di crescita della popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato. I limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale.
È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di equilibrio, ecologico ed economico, sostenibile se il percorso è progettato in modo globale e tale che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.

Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III (1972), The Limits to Growth (traduzione italiana: I limiti dello sviluppo, Mondadori, Milano, 1972).

La logica è quella malthusiana, criticata per molto tempo e oggi dimostratasi, per diversi aspetti, premonitrice. Un altro libro che fece scalpore nel dibattito degli anni settanta fu The population bomb, del 1968. Il libro di Paul Ehrlich avvertiva che il numero di persone sulla terra stava andando fuori controllo e i problemi per nutrire la popolazione sarebbero aumentati. Si suggerisce di produrre politiche orientate al controllo delle nascite. La diffusione delle tecniche anticoncezionali e la parità di genere producono una rivoluzione culturale nel mondo occidentale. Il controllo delle nascite diventa una politica importante nella sfera “social-comunista” . In Cina, caso estremo, si dà luogo nel 1973 alla strategia del “figlio unico”, tradotta poi in legge nel 1979 e recentemente ridimensionata.

Paul R. Ehrlich (1968), The population bomb, Ballantine Books, New York.

Per valutare l’impatto ambientale e le dinamiche in atto occorre richiamare brevemente la I- PAT equation di Ehrlich e Holdren (1971). La I-PAT Equation è un modello qualitativo, molto semplice e sintetico, che misura l’impatto ambientale. In generale il modello esprime l’impatto totale di un territorio come effetto moltiplicativo della popolazione dell’area, della misura dei consumi effettuati e dello stato della tecnologia presente.

Impact I = Population (P) x Affluence (A) x Technology (T)

Paul R. Ehrlich e John P. Holdren (1971), The Impact of Population Growth, Science, n. 171, pp. 1212-17.

Gli anni settanta sono anche gli anni della nascita e sviluppo dei Parchi e delle aree protette in tutti gli stati europei occidentali. In Italia, prima lo Stato e poi le Regioni (sorte nel 1970), istituiscono numerosi parchi conservativi.
La formazione è specialistica e ancora fortemente antropocentrica. Nascono all’interno del movimento ecologista scuole di pensiero diverse; l’ecologia politica (René Dumont) che mette in luce i legami profondi tra società e natura, l’ecosocialismo (Alain Lipietz André Gorz, Murray Bookchin), che introduce la dimensione naturale e ecologista nella divisione capitalistica delle risorse, l’ecofemminismo (Françoise d’Eaubonne) che mette in luce l’utilizzo funzionale delle risorse naturali alla divisione patriarcale e di potere dello spazio famigliare, culturale e sociale.
L’ONU inizia un percorso per l’Educazione Ambientale e l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile che trova momenti di dibattito alla Conferenza di Stoccolma del 1972, nella successiva di Belgrado del 1975, nella Conferenza Intergovernativa di Thilissi del 1977.

In Piemonte già nel 1975 viene promulgata la prima legge quadro, la n. 43, che stabiliva le modalità di istituzione delle aree protette regionali. Un fatto storico a livello nazionale per due ragioni:

⚪ è stata la prima Regione Italiana ad istituire un sistema normativo che regolava la costituzione delle singole aree protette, a partire da un piano regionale generale dove vennero inserite le cosiddette ‘aree di reperimento’;

⚪ ha anticipato contenuti di carattere avanzato (che andranno a comporre le basi della normativa nazionale di riferimento che arriverà ben 15 anni dopo con la legge n. 394 del dicembre del 1991), allineandosi agli altri paesi europei nei quali la materia dei parchi era già stata regolamentata a livello centrale, a partire dall’esperienza francese dagli anni ‘60.


SCHEDA N. 1 – I LAVORI DELL’IRES SUI PARCHI REGIONALI E SUL TERRITORIO

L’IRES Piemonte si è occupato dell’analisi e valutazione dello spazio verde, del paesaggio e della pianificazione dei parchi regionali con numerosi lavori.
Per quanto riguarda la Pianificazione degli spazi verdi importante è stato il lavoro sulla fascia fluviale del Po con una attività di ricerca che diede luogo, nel 1989, al volume Progetto PoTutela e valorizzazione del fiume in Piemonte. Alla stesura del volume Progetto Po parteciparono più di trenta ricercatori, coordinati dal Prof. Roberto Gambino, e numerosi enti di ricerca: oltre l’IRES, il CSI-Piemonte, Finpiemonte, ESAP e IPLA. Il Progetto Po nasceva da una decisione della Regione Piemonte (Delibera del Consiglio regionale del 8/5/1986) tesa a sviluppare un “progetto territoriale operativo”, previsto dalla Legge urbanistica Astengo (L.R.56/1977) per la tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali dell’intera fascia del Po piemontese, obiettivo questo contenuto nel Piano di sviluppo regionale del 1985.
Un lavoro che segnò un punto di svolta importante nel campo della pianificazione territoriale e ambientale e il passaggio dalla conservazione alla pianificazione integrata. Seguì, sempre nell’89, Progettare la città e il territorio. Una rassegna critica di 100 progetti per Torino e il Piemonte e nel 1995, Cento progetti cinque anni dopo. L’attuazione dei principali progetti di trasformazione urbana e territoriale in Piemonte.
Inoltre, nel 2016 è da segnalare il lavoro svolto nel testo Postfordismo e trasformazione urbanaCasi di recupero dei vuoti industriali e indicazioni per le politiche nel territorio torinese, che valuta le trasformazioni urbane dell’area metropolitana e i nuovi parchi nati a seguito della crisi dell’industria.
Infine sono da segnalare i lavori recenti sulla valutazione del paesaggio rurale e la valutazione del Piano del Po.

Cristoforo Sergio Bertuglia, Roberto Tadei (1981), Metodologie per la pianificazione dei parchi regionali, IRES Piemonte, Torino.

Cristoforo Sergio Bertuglia, Ivo Gualco, Roberto Tadei (1983), Modello per la pianificazione ecologica e ricreativa di parchi naturali: il caso del parco del Ticino, IRES Piemonte, Torino.

Marziano Di Maio (1988), Rapporti tra utilizzazione agricola e tutela nelle aree a parco naturale o soggette a vincoli di protezione in Piemonte, IRES Piemonte, Torino.

Enrico Allasino, Maurizio Maggi (1989), Parchi per chi: domanda e uso reale dei parchi in Piemonte, IRES Piemonte, Torino.

Enrico Allasino, Maurizio Maggi, Piergiorgio Terzuolo (1990), Qualità ambientale e domanda di verde pubblico in Piemonte, IRES Piemonte, Torino.

Maurizio Maggi (1995), I parchi regionali: da vincolo ambientale a risorsa economica, IRES Piemonte, Torino.

IRES (1989), Progetto Po. Tutela e valorizzazione del fiume in Piemonte, Rosenberg & Sellier, Torino.

IRES (1989), Progettare la città e il territorio. Una rassegna critica di 100 progetti per Torino e il Piemonte, Rosenberg & Sellier, Torino.

IRES (1995), Cento progetti cinque anni dopo. L’attuazione dei principali progetti di trasformazione urbana e territoriale in Piemonte, Rosenberg & Sellier, Torino.

Emiliana Armano, Carlo Alberto Dondona, Fiorenzo Ferlaino (a cura di) (2016), Postfordismo e trasformazione urbana. Casi di recupero dei vuoti industriali e indicazioni per le politiche nel territorio torinese, IRES Piemonte, Regione Piemonte, Torino.

Enrico Gottero (2016), Un sistema complesso da valutare: il paesaggio rurale, IRES Piemonte, Torino.

Enrico Gottero (2020), Contributo di Ricerca 311/2020. Esiti paesaggistico-territoriali della PAC in Piemonte. Effetti, efficienza, efficacia, IRES Piemonte, Torino.

Ippolito Ostellino (2021), 30 anni di pianificazione della fascia fluviale del Po. Verso una green infrastructure metrofluviale, IRES Piemonte, Torino.


2.4 GLI ANNI OTTANTA: LO SVILUPPO SOSTENIBILE

⚪ WCED (World Commission on Environment and Development) “Ambiente e sviluppo” dell’ONU, 1983-1986
⚪ Distinzione tra crescita e sviluppo
⚪ Problema principale: sviluppo sostenibile
⚪ Logica dominante: ecosistemica-integrativa
⚪ Ambiente come ecosistema complesso
⚪ Rapporto Brundtland (1987)
⚪ Approccio conflittuale-oppositivo tra industria e società civile

Il concetto di “sviluppo sostenibile” è stato ufficialmente introdotto nel 1987 dalla Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo (WCED), conosciuta come Commissione Brundtland, e afferma che lo sviluppo economico è sostenibile “to ensure that it meets the needs of present without compromising the ability of future generations to meet their own needs, [uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri]”. Si esprime una ‘vision’ nuova attraverso il concetto di sostenibilità. La tendenza verso l’equilibrio diventa un obiettivo di responsabilità intergenerazionale che divide il dibattito tra i sostenitori della ‘sostenibilità forte’ (più radicali) e i sostenitori della ‘sostenibilità debole’.

Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (1987), Our Common Future, Oxford University Press, Oxford. S. 27. ISBN 019282080X.

Gli anni Ottanta vanno anche ricordati per conflitti contro l’industria nucleare e contro quella chimica e farmaceutica a seguito del disastro Seveso del 10 luglio del 1976, in Italia, e del disastro di Bhopal. Il disastro di Seveso avvenne a causa dell’azienda ICMESA di Meda, da cui si generò la fuoriuscita e la dispersione di una nube di diossina TCDD, una sostanza artificiale fra le più tossiche. Il veleno investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi della bassa Brianza, particolarmente quello di Seveso. Non ci furono morti umani ma morirono 3.300 animali e altri 76.000 furono abbattuti. Il disastro, che ebbe notevole risonanza pubblica e a livello europeo, portò alla creazione della direttiva 82/501/CEE nota anche come direttiva Seveso. Il disastro di Bhopal avvenne il 3 dicembre 1984 nella città indiana di Bhopal a causa della fuoriuscita di 40 tonnellate di isocianato di metile (MIC), dallo stabilimento della Union Carbide India Limited (UCIL), consociata della multinazionale statunitense Union Carbide specializzata nella produzione di fitofarmaci. Ci furono 3.787 morti dichiarati ufficialmente ma stime di agenzie governative arrivano a 15.000-20.000 vittime e danni su 558.125 persone.

In Piemonte è da ricordare la lunga storia dell’ACNA (Azienda Coloranti Nazionali e Affini) di Cengio, in provincia di Savona. La produzione cominciata nel 1882 con la fabbricazione della dinamite (SIPE) e poi stata cambiata in chimica per colori. L’amministrazione, su territorio ligure, e l’impatto ambientale del bacino del fiume Bormida, piemontese, nonché la scarsa

attenzione dello Stato, sono alla base dell’inadempienza dei vincoli posti dalla Legge Merli, del 1976, promulgata a seguito del disastro di Seveso e dei disastri lenti e continui prodotti fin dalla nascita dell’impresa. Anzi, a seguito della L. 319/1976 l’impatto territoriale illegittimo aumentò, per stare nei limiti e divieti posti. Un’inchiesta del 2000 della commissione parlamentare sui rifiuti ha evidenziato che molto probabilmente fanghi dell’ACNA di Cengio sono stati smaltiti nella discarica di Pianura, a Napoli, per un ammontare di oltre ottocentomila tonnellate. Il disastro dell’ACNA ha interessato il fiume e le falde acquifere dei comuni del bacino del Bormida: “Ha l’acqua color del sangue raggrumato, perché porta via i rifiuti delle fabbriche di Cengio e sulle rive non cresce più un filo d’erba. Un’acqua più porca e avvelenata, che ti mette freddo nel midollo, specie a vederla di notte sotto la luna.” (Beppe Fenoglio, Un giorno di fuoco, Einaudi).
La fabbrica è stata chiusa solo nel 1999. Attualmente è in corso la bonifica del sito.

Sergio Merlo e Mario Padovan (1989), Inquinamento e marginalità: scenario socioeconomico della Val Bormida piemontese, IRES, Torino.


2.5 GLI ANNI NOVANTA: DIFESA DEL CAPITALE NATURALE

⚪ Conferenza di Rio de Janeiro del 1992
⚪ Protocollo di Kyoto del 1997
⚪ Conferenza di Johannesburg del 2002
⚪ Distinzione tra sostenibilità forte (capacità di carico) e debole
⚪ Problema principale: riduzione del consumo di capitale naturale
⚪ Logica dominante: regolativa (Agenda 21) istituzionale, politico-globale (no-global)
⚪ Ambiente come “capitale” naturale

The Limits to Growth fu tradotto in Italia col titolo ‘I limiti dello sviluppo’ (invece de ‘I limiti della crescita’); ciò provocò un forte dibattito (ancora oggi presente) tra i sostenitori dello sviluppo sostenibile e coloro che affermano come necessaria una decrescita e trattano quindi come sinonimi ‘crescita’ e ‘sviluppo’. L’economista Herman Daly definisce lo sviluppo sostenibile come « […] svilupparsi mantenendosi entro la capacità di carico degli ecosistemi». Ciò dovrebbe porre fine al dibattito in quanto la biocapacità della Terra è inferiore all’impronta, agli impatti, al consumo del capitale naturale, fin dai primi anni Settanta.
Sviluppo e sostenibilità sono dichiarati compatibili sotto determinate condizioni, dalle analisi della COP entro scenari di transizione possibili, seppur difficili da percorrere. E ciò avviene a partire dagli anni Novanta. Gli appuntamenti per istituzionalizzare una strategia internazionale di sviluppo sostenibile si moltiplicano e si integrano, coinvolgendo man mano sempre più attori. Si stabilisce un calendario internazionale delle COP. Il termine COP è acronimo di “Conferenza delle Parti” e si riferisce alla riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.
La Convenzione è il principale trattato ambientale internazionale in materia di contrasto ai cambiamenti climatici che fu firmato durante la Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite che si è tenuta a Rio de Janeiro nel 1992. L’obiettivo del trattato è quello di contrastare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra che sono alla base delle cause che provocano il surriscaldamento globale.
Alla Conferenza di Rio de Janeiro 178 governi di tutto il mondo sottoscrivono un documento, noto come AGENDA 21. L’agenda è rivolta prioritariamente alle autorità locali.

Marco Bagliani, Antonella Pietta e Sara Bonati (2019), Il cambiamento climatico in prospettiva geografica. Aspetti fisici, impatti, politiche, il Mulino, Bologna.

In Piemonte la prima a muoversi è stata la Provincia di Torino che, nel 1998, ha aderito (assessore all’ambiente Beppe Gamba) alla Carta di Aalborg e ha avviato il piano d’azione di Agenda 21 attraverso la partecipazione diretta dei rappresentanti della comunità locale, riuniti in un Forum di discussione costituitosi nel 2000. A partire dal Forum provinciale tenutosi nel dicembre 2005, è stato dato avvio a un percorso di Pianificazione Strategica Ambientale che ha prodotto il Piano Strategico Provinciale per la Sostenibilità che aggiorna e sostituisce il precedente piano d’azione. La Regione arriverà un decennio dopo: solo nel 2007 nasce una Rete delle Agende 21 Locali, promossa dalla Regione Piemonte, per incentivare e per favorire l’attuazione di processi di Agenda 21 Locale in ambito regionale attraverso la diffusione di informazioni, conoscenze, scambio di buone pratiche e percorsi formativi orientati ai principi della sostenibilità.

Provincia di Torino (2008), Piano Strategico Provinciale per la Sostenibilità. Adozione da parte della Giunta Provinciale in data 12 agosto 2008 – D.G.P. n. 881 – 38525/2008.

Il Protocollo di Kyoto dell’11 dicembre 1997 per la riduzione della CO2 (causa prima del riscaldamento globale) è l’altro risultato della Conferenza di Rio e aprì una nuova fase in Europa cominciata già l’anno prima con il Libro verde approvato dalla Commissione il 20 novembre del 1996 e proseguito l’anno successivo con il Libro Bianco strategico intitolato Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili. Le fonti rinnovabili divennero un obiettivo strategico e fu previsto di raddoppiare entro il 2010 il loro utilizzo energetico. Il risultato operativo di questa nuova fase fu la direttiva 2001/77/CE ‘Promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità’.
Per misurare la sostenibilità e la produzione di CO2, nel rispetto dei dettami del Protocollo di Kyoto, si sviluppa il concetto di CO2-equivalente e Impronta di carbonio per misurare il GWP (Global Warming Potential). Il GWP è un metodo di calcolo introdotto nel 1990 dall’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC), organismo istituito dal World Meteorological Organization (WMO) e United Nations Environment Program (UNEP) per valutare l’apporto dei gas serra antropogenici (non naturali) al cambiamento climatico. I coefficienti di conversione secondo il WGP sono: Anidride carbonica (CO2) = 1 CO2- equivalente; Metano (CH4) = 21 CO2-equivalente; Protossido d’azoto (N2O) = 310 CO2-eq.; Idrofluorocarburi (HFC): da 140 a 11.700 (in media 1.600) CO2-eq.; Perfluorocarburi (PFC): da 6.500 a 9.200 (in media 7.000) CO2-eq.; Esafluoruro di zolfo (SF6) = 23.900 CO2-eq..
Parallelamente al calcolo del WGP si sono sviluppate una serie di metodologie atte a monitorare gli impatti, il capitale naturale disponibile, i servizi ecosistemici, la quantità di materia diretta e indiretta estratta, la quantità di energia disponibile, ecc. Ognuno esprime metodologie e prospettive analitiche che sottolineano aspetti differenti di valutazione e monitoraggio del capitale naturale e dei suoi servizi ecosistemici. Tra questi ricordiamo:

VALUTAZIONI MONETARIE: Valore economico definito attraverso indagini quanto- qualitative da cui trarre stime monetarie (Costanza et al., 1997).

INDICATORI BASATI SULLA PRODUZIONE NPP (Net Primary Production) (Vitousek, 1986), poi elaborata e divenuta HANPP (Human Appropriation of Net Primary Production; IFF Austria). L’NPP determina la quantità di carbonio sintetizzata all’interno di un ecosistema che è disponibile per i consumatori, compresi gli esseri umani.

INDICATORI BASATI SUI FLUSSI DI MATERIA: Material Flow Analysis, che quantifica le relazioni tra società ed ambiente in termini di flussi di materia, utilizzando le tonnellate (Wuppertal Institut, IFF, 2000).

INDICATORI BASATI SULL’ENERGIA LCA: eMergy (Odum, 1996, 2005), exergy (Ahern,1980) ed Energy Flow Analysis (IFF), che quantificano gli scambi energetici dei sistemi ecologici e dei loro flussi.

INDICATORI DI AREA/VOLUME: Spazio ambientale, Superficie produttiva, Impronta Ecologica (Wackernagel e Rees, 2000), che quantificano i servizi ecosistemici e i flussi di produzione e consumo del capitale naturale.

INDICATORI DPSIR: Driving forces-Pressure-State-Impact-Response, introdotti come estensione della metodologia analitica e valutativa dell’OCSE, basata sullo schema Pressione- Stato-Risposte.

Robert Costanza, Raph d’Arge, Rudolf De Groot, Stephen Farber, Monica Grasso, Bruce Hannon, Karin Limburg, Shahid Naeem, Robert V. O’Neil, Jose Paruelo, Robert G. Raskin, Paul Sutton e Marjan van Den Belt (1997), The value of the world’s ecosystem service and natural capital, Nature, 387, pp. 253-60.

Peter M. Vitousek, Paul R. Ehrlich, Anne H. Ehrlich e Pamela A. Matson (1986), Human appropriaton of the products of photosynthesis, BioScience 36, pp. 368-373.

Paul H. Brunner, Helmut Rechberger (2004), Practical Handbook of Material Flow Analysis, Lewis Publishers, New York. ISBN 978-1-56670-604-9.

Odum H. T., Ecological and general systems (1996), University Press, Colorado.

Howard T.Odum (2005), Un’analisi basata su emergy ed emdollari, in Ferlaino F. (a cura) La sostenibilità ambientale del territorio, UTET Libreria, Torino, pp. 104-23.

Ahern J.E. (1980), The exergy method of energy systems analysis, John Wiley and Sons, New York.

Mathis Wackernagel e William E. Rees W., L’impronta ecologica, Edizioni Ambiente, 2000.

Mathis Wackernagel, Chad Monfreda, Diana Deumling e Jonathan Lo (2005), Ridefinire il Progresso: le Impronte Ecologiche delle Nazioni, in Ferlaino F. (a cura) La sostenibilità ambientale del territorio, UTET Libreria, Torino, pp.131-151.

In Piemonte, l’IRES parteciperà al dibattito (vedi scheda n. 2) internazionale sugli strumenti valutativi e le metodologie di calcolo del capitale naturale e dei servizi ecosistemici. In particolare vanno ricordati i due volumi collettanei che raccolgono le differenti metodologie per la valutazione ambientale del territorio, quello del 2005, per UTET, e del 2010, per FrancoAngeli:

Fiorenzo Ferlaino (a cura di) (2005), La sostenibilità ambientale del territorio, UTET Libreria, Torino.

Fiorenzo Ferlaino (a cura di) (2010), Strumenti per la valutazione ambientale della città e del territorio, collana AISRe n. 43, FrancoAngeli, Milano. ISBN: 978-88-568-3016-3.


2.5 GLI ANNI NOVANTA: DIFESA DEL CAPITALE NATURALE

⚪ Conferenza di Rio de Janeiro del 1992
⚪ Protocollo di Kyoto del 1997
⚪ Conferenza di Johannesburg del 2002
⚪ Distinzione tra sostenibilità forte (capacità di carico) e debole
⚪ Problema principale: riduzione del consumo di capitale naturale
⚪ Logica dominante: regolativa (Agenda 21) istituzionale, politico-globale (no-global)
⚪ Ambiente come “capitale” naturale

The Limits to Growth fu tradotto in Italia col titolo ‘I limiti dello sviluppo’ (invece de ‘I limiti della crescita’); ciò provocò un forte dibattito (ancora oggi presente) tra i sostenitori dello sviluppo sostenibile e coloro che affermano come necessaria una decrescita e trattano quindi come sinonimi ‘crescita’ e ‘sviluppo’. L’economista Herman Daly definisce lo sviluppo sostenibile come « […] svilupparsi mantenendosi entro la capacità di carico degli ecosistemi». Ciò dovrebbe porre fine al dibattito in quanto la biocapacità della Terra è inferiore all’impronta, agli impatti, al consumo del capitale naturale, fin dai primi anni Settanta.
Sviluppo e sostenibilità sono dichiarati compatibili sotto determinate condizioni, dalle analisi della COP entro scenari di transizione possibili, seppur difficili da percorrere. E ciò avviene a partire dagli anni Novanta. Gli appuntamenti per istituzionalizzare una strategia internazionale di sviluppo sostenibile si moltiplicano e si integrano, coinvolgendo man mano sempre più attori. Si stabilisce un calendario internazionale delle COP. Il termine COP è acronimo di “Conferenza delle Parti” e si riferisce alla riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.
La Convenzione è il principale trattato ambientale internazionale in materia di contrasto ai cambiamenti climatici che fu firmato durante la Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite che si è tenuta a Rio de Janeiro nel 1992. L’obiettivo del trattato è quello di contrastare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra che sono alla base delle cause che provocano il surriscaldamento globale.
Alla Conferenza di Rio de Janeiro 178 governi di tutto il mondo sottoscrivono un documento, noto come AGENDA 21. L’agenda è rivolta prioritariamente alle autorità locali.

Marco Bagliani, Antonella Pietta e Sara Bonati (2019), Il cambiamento climatico in prospettiva geografica. Aspetti fisici, impatti, politiche, il Mulino, Bologna.

In Piemonte la prima a muoversi è stata la Provincia di Torino che, nel 1998, ha aderito (assessore all’ambiente Beppe Gamba) alla Carta di Aalborg e ha avviato il piano d’azione di Agenda 21 attraverso la partecipazione diretta dei rappresentanti della comunità locale, riuniti in un Forum di discussione costituitosi nel 2000. A partire dal Forum provinciale tenutosi nel dicembre 2005, è stato dato avvio a un percorso di Pianificazione Strategica Ambientale che ha prodotto il Piano Strategico Provinciale per la Sostenibilità che aggiorna e sostituisce il precedente piano d’azione. La Regione arriverà un decennio dopo: solo nel 2007 nasce una Rete delle Agende 21 Locali, promossa dalla Regione Piemonte, per incentivare e per favorire l’attuazione di processi di Agenda 21 Locale in ambito regionale attraverso la diffusione di informazioni, conoscenze, scambio di buone pratiche e percorsi formativi orientati ai principi della sostenibilità.

Provincia di Torino (2008), Piano Strategico Provinciale per la Sostenibilità. Adozione da parte della Giunta Provinciale in data 12 agosto 2008 – D.G.P. n. 881 – 38525/2008.

Il Protocollo di Kyoto dell’11 dicembre 1997 per la riduzione della CO2 (causa prima del riscaldamento globale) è l’altro risultato della Conferenza di Rio e aprì una nuova fase in Europa cominciata già l’anno prima con il Libro verde approvato dalla Commissione il 20 novembre del 1996 e proseguito l’anno successivo con il Libro Bianco strategico intitolato Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili. Le fonti rinnovabili divennero un obiettivo strategico e fu previsto di raddoppiare entro il 2010 il loro utilizzo energetico. Il risultato operativo di questa nuova fase fu la direttiva 2001/77/CE ‘Promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità’.
Per misurare la sostenibilità e la produzione di CO2, nel rispetto dei dettami del Protocollo di Kyoto, si sviluppa il concetto di CO2-equivalente e Impronta di carbonio per misurare il GWP (Global Warming Potential). Il GWP è un metodo di calcolo introdotto nel 1990 dall’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC), organismo istituito dal World Meteorological Organization (WMO) e United Nations Environment Program (UNEP) per valutare l’apporto dei gas serra antropogenici (non naturali) al cambiamento climatico. I coefficienti di conversione secondo il WGP sono: Anidride carbonica (CO2) = 1 CO2- equivalente; Metano (CH4) = 21 CO2-equivalente; Protossido d’azoto (N2O) = 310 CO2-eq.; Idrofluorocarburi (HFC): da 140 a 11.700 (in media 1.600) CO2-eq.; Perfluorocarburi (PFC): da 6.500 a 9.200 (in media 7.000) CO2-eq.; Esafluoruro di zolfo (SF6) = 23.900 CO2-eq..
Parallelamente al calcolo del WGP si sono sviluppate una serie di metodologie atte a monitorare gli impatti, il capitale naturale disponibile, i servizi ecosistemici, la quantità di materia diretta e indiretta estratta, la quantità di energia disponibile, ecc. Ognuno esprime metodologie e prospettive analitiche che sottolineano aspetti differenti di valutazione e monitoraggio del capitale naturale e dei suoi servizi ecosistemici. Tra questi ricordiamo:

VALUTAZIONI MONETARIE: Valore economico definito attraverso indagini quanto- qualitative da cui trarre stime monetarie (Costanza et al., 1997).

INDICATORI BASATI SULLA PRODUZIONE NPP (Net Primary Production) (Vitousek, 1986), poi elaborata e divenuta HANPP (Human Appropriation of Net Primary Production; IFF Austria). L’NPP determina la quantità di carbonio sintetizzata all’interno di un ecosistema che è disponibile per i consumatori, compresi gli esseri umani.

INDICATORI BASATI SUI FLUSSI DI MATERIA: Material Flow Analysis, che quantifica le relazioni tra società ed ambiente in termini di flussi di materia, utilizzando le tonnellate (Wuppertal Institut, IFF, 2000).

INDICATORI BASATI SULL’ENERGIA LCA: eMergy (Odum, 1996, 2005), exergy (Ahern,1980) ed Energy Flow Analysis (IFF), che quantificano gli scambi energetici dei sistemi ecologici e dei loro flussi.

INDICATORI DI AREA/VOLUME: Spazio ambientale, Superficie produttiva, Impronta Ecologica (Wackernagel e Rees, 2000), che quantificano i servizi ecosistemici e i flussi di produzione e consumo del capitale naturale.

INDICATORI DPSIR: Driving forces-Pressure-State-Impact-Response, introdotti come estensione della metodologia analitica e valutativa dell’OCSE, basata sullo schema Pressione- Stato-Risposte.

Robert Costanza, Raph d’Arge, Rudolf De Groot, Stephen Farber, Monica Grasso, Bruce Hannon, Karin Limburg, Shahid Naeem, Robert V. O’Neil, Jose Paruelo, Robert G. Raskin, Paul Sutton e Marjan van Den Belt (1997), The value of the world’s ecosystem service and natural capital, Nature, 387, pp. 253-60.

Peter M. Vitousek, Paul R. Ehrlich, Anne H. Ehrlich e Pamela A. Matson (1986), Human appropriaton of the products of photosynthesis, BioScience 36, pp. 368-373.

Paul H. Brunner, Helmut Rechberger (2004), Practical Handbook of Material Flow Analysis, Lewis Publishers, New York. ISBN 978-1-56670-604-9.

Odum H. T., Ecological and general systems (1996), University Press, Colorado.

Howard T.Odum (2005), Un’analisi basata su emergy ed emdollari, in Ferlaino F. (a cura) La sostenibilità ambientale del territorio, UTET Libreria, Torino, pp. 104-23.

Ahern J.E. (1980), The exergy method of energy systems analysis, John Wiley and Sons, New York.

Mathis Wackernagel e William E. Rees W., L’impronta ecologica, Edizioni Ambiente, 2000.

Mathis Wackernagel, Chad Monfreda, Diana Deumling e Jonathan Lo (2005), Ridefinire il Progresso: le Impronte Ecologiche delle Nazioni, in Ferlaino F. (a cura) La sostenibilità ambientale del territorio, UTET Libreria, Torino, pp.131-151.

In Piemonte, l’IRES parteciperà al dibattito (vedi scheda n. 2) internazionale sugli strumenti valutativi e le metodologie di calcolo del capitale naturale e dei servizi ecosistemici. In particolare vanno ricordati i due volumi collettanei che raccolgono le differenti metodologie per la valutazione ambientale del territorio, quello del 2005, per UTET, e del 2010, per FrancoAngeli:

Fiorenzo Ferlaino (a cura di) (2005), La sostenibilità ambientale del territorio, UTET Libreria, Torino.

Fiorenzo Ferlaino (a cura di) (2010), Strumenti per la valutazione ambientale della città e del territorio, collana AISRe n. 43, FrancoAngeli, Milano. ISBN: 978-88-568-3016-3.


SCHEDA N. 2 – IRES, APPLICAZIONE DEGLI INDICATORI SINTETICI AL PIEMONTE

Gli indicatori sintetici sono stati usati da IRES-Piemonte, soprattutto nella prima decade del nuovo millennio, per misurare il metabolismo sociale e ambientale del Piemonte. Riportiamo i contributi disponibili:

Fiorenzo Ferlaino, Enzo Tiezzi (a cura di) (2001), Analisi energetica della sostenibilità ambientale della regione Piemonte e del comune di Torino, ed. IRES-fuoricollana, Torino. ISBN: 88-87276-27-7.

Marco Bagliani, Fiorenzo Ferlaino, Salvatore Procopio (2001), L’impronta ecologica: analisi regionale e settoriale (w.p. n.152/2001, IRES-Piemonte, Torino), in Scienze regionali e strategie per la città e il territorio, atti della XXII Conferenza italiana dell’A.I.S.Re., Venezia, CD-AISRe, 10-12 ottobre 2001.

Marco Bagliani, Fiorenzo Ferlaino, Salvatore Procopio (2001), Analisi energetica e sostenibilità ambientale, in Rapporto sullo stato dell’ambiente 2001, Arpa-Piemonte, Torino, pp. 321-324.

Bagliani M., Fiorenzo Ferlaino, Procopio S. (2002), L’Impronta Ecologica, in Rapporto sullo stato dell’ambiente 2002, Arpa-Piemonte, Torino, pp. 320-324.

Marco Bagliani, Fiorenzo Ferlaino, Salvatore Procopio (2003), The analysis of the environmental sustainability of the economic sectors of the Piedmont Region (Italy), in Enzo Tiezzi, C.A. Brebbia, J.L. Usò (a cura di), Ecosystems and sustainable development, vol I, serie Advances in Ecological Sciences 18, WIT Press (UK), pp.613-623. ISBN: 1-85312- 974-7.

Marco Bagliani, Fiorenzo Ferlaino (2003), Sistemi locali territoriali e sostenibilità ambientale, Contributo di ricerca n.177/2003, IRES-Piemonte, Torino.

Marco Bagliani, Fiorenzo Ferlaino (2003), SLoT e sostenibilità ambientale: Impronta Ecologica della Val Chisone, in Cristiana Rossignolo e Caterina Simonetta Imarisio (a cura di), Una geografia dei luoghi per lo sviluppo locale, Baskerville UniPress, Bologna, pp.147- 160. ISBN:88-8000-502-2.

Marco Bagliani (a cura di) (2004), Piemonte e ambiente. Dotazione di capitale naturale, utilizzi di servizi ecologici e impatti ambientali del sistema socio-economico regionale, Contributo di scenario, Secondo rapporto triennale, Scenari per il Piemonte del Duemila, IRESCENARI n 13/2004, IRES-Piemonte, Torino.

Marco Bagliani, Fiorenzo Ferlaino, Fiorenzo Martini (2005), Contabilità ambientale e impronta ecologica: caso studio del Piemonte, Svizzera e Rhône-Alpes  Ecological Footprint Environmental Account: study cases of Piedmont, Switzerland and Rhône-Alpes, IRES, Quaderni d’Europa 5, Torino. ISBN: 88-87276-62-5.

Fiorenzo Ferlaino (a cura di) (2005), La sostenibilità ambientale del territorio. Teorie e metodi, UTET Libreria, Torino. ISBN: 88-7750-983-X.

Fiorenzo Ferlaino, Isabella Lami (2009), Delinking territoriale: dalla crescita economica allo sviluppo sostenibile, in Dino Borri e Fiorenzo Ferlaino (a cura di), Crescita e sviluppo regionale: strumenti, sistemi, azioni, collana AISRe, FrancoAngeli, Milano, pp. 91-118. ISBN: 978-88-568-1092-9.

Marco Bagliani, Massimo Battaglia, Fiorenzo Ferlaino, Emanuela Guarino (a cura di) (2012), Atlante della contabilità ambientale del Piemonte, edizioni IRES, Torino, ISBN 978-88- 96713-25-9.

Fiorenzo Ferlaino (2012), Cities and Sustainability: Environmental Urban Curve and Global- scale Territorial Scenarios, in Riccardo Cappelin, Fiorenzo Ferlaino, Paolo Rizzi (a cura di), La città nell’economia della conoscenza, FrancoAngeli, Milano, pp. 295-314. ISBN: 9788820409036.

Simone Contu, I flussi di materia del settore estrattivo piemontese, in AA.VV., Le cave in Piemonte, Rapporto IRES 2015, Regione Piemonte – IRES Piemonte, pp. 24-46, ISBN 9788896713488.

Simone Contu, Marco Bagliani, Alberto Crescimanno, Fiorenzo Ferlaino (2016), I flussi di materia del settore estrattivo piemontese, in Politiche Piemonte. Cave: prospettive di pianificazione, n. 41, pag. 5-10. ISSN 2279-5030.


2.6. IL PRIMO DECENNIO DEL NUOVO SECOLO: DALL’ENERGIA RINNOVABILE ALLA GREEN ECONOMY

⚪ Consiglio europeo di Göteborg, 2001
⚪ World Economic Forum del 2007
⚪ Strategia ‘Europa 2020’
⚪ Problema principale: delinking tra crescita e consumo di risorse
⚪ Logica dominante: sviluppo della green economy
⚪ Ambiente come risorsa e opportunità di mercato

Nel giugno 2001 si svolse il Consiglio europeo di Göteborg, in cui i paesi dell’Unione Europea approvarono una strategia per lo sviluppo sostenibile. Si aggiunse così una dimensione ambientale agli orientamenti politici degli indirizzi di Lisbona 2000, per l’occupazione, la competizione economica e la coesione sociale. Il Green entra così a pieno titolo nell’agenda europea.
La nuova fase vede cioè l’estensione della questione ambientale non solo ai consumi energetici ma all’insieme dell’economia. Il nuovo millennio assume l’ambiente come sfera importante della crescita capitalistica: “Il capitalismo – così com’è stato praticato – è un’aberrazione dello sviluppo umano, finanziariamente vantaggiosa ma non sostenibile […] Trascura di assegnare un valore economico ai maggiori cespiti di capitale che utilizza, e cioè le risorse naturali e i sistemi viventi, nonché i sistemi sociali e culturali che costituiscono la base del capitale umano” (Lovins et al., 2001).

Amory Lovins, Hunter L. Lovins e Paul Hawken (2001), Capitalismo naturale. La prossima rivoluzione industriale, Ed. Ambiente, Milano.

Tutto ciò si consolida con il ‘World Economic Forum’ del 2007, di Davos, in Svizzera, dove per la prima volta e in maniera esplicita i governanti e i massimi rappresentanti del mondo produttivo lanciano la sfida della Green Economy come ‘visione’ intorno cui orientare la crescita e lo sviluppo. In quella occasione Angela Merkel aprendo il Forum individuò nelle fonti energetiche e cambiamento climatico “le due più grandi sfide dell’umanità”.
In questo contesto nasce la Green Economy, definita come l’incontro tra l’impresa e la sostenibilità economica, sociale e ambientale. E’ il “fare” come risposta ai numerosi fallimenti delle conferenze ‘politiche’ internazionali dell’ONU sull’ambiente.

United Nation Environment Programme (UNEP) (2008), Global Green New Deal. Environmentally Focused Investment, Historic Opportunity for 21st Century Prosperity and Job Generation, London/Nairobi, October 22.

Fondazione Symbola e Unioncamere GreenItaly (2009), Indice di Green Economy in Italia: rapporto Fondazione impresa.

Fondazione impresa (2010), L’indice di Green economy in Italia (IGE).

Il problema da risolvere è lo scorporamento o disaccoppiamento (il delinking o decoupling) della crescita economica dal consumo delle risorse energetiche e materiali. Tale concezione dello sviluppo, elaborata principalmente dal Wuppertal Institut (Kuhndt, 2005) è stata in parte declinata nel piano strategico di Europa 2020, in cui sono state definite misure di risposta alla crisi attraverso azioni rivolte alla crescita intelligente, alla sostenibilità, alla inclusione sociale e che trovano una sintesi territoriale nella diffusione della Smart specialisation strategy (S3) delle Smart regions e Smart cities. È in questa fase che l’Unione Europea ha lanciato anche il piano Clima-Energia 20-20-20, divenuto un pilastro della strategia ‘Europa 2020’.

Michael Kuhndt (2005), Teoria e pratica del delinking del benessere dall’uso della natura: MFA, MIPS, REA, in Fiorenzo Ferlaino (a cura di) La sostenibilità ambientale del territorio, UTET Libreria, Torino, pp.177-197.


SCHEDA N. 3 – GREEN ECONOMY E RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE IN PIEMONTE

L’IRES nel secondo decennio del nuovo secolo affronta, tra i primi a livello nazionale, la tematica della Green economy. Da ricordare:

Marco Bagliani, Alberto Crescimanno, Fiorenzo Ferlaino, Daniela Nepote (a cura di) (2013), La Green Economy in Piemonte, Rapporto IRES 2013, Ed. IRES-Regione Piemonte, Torino, ISBN 9788896713310.

Marco Bagliani, Alberto Crescimanno, Fiorenzo Ferlaino, Daniela Nepote (2014), Granda e Green. Green economy in provincia di Cuneo, I quaderni della Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, n. 21, Cuneo, ISBN 978-88-98005-08-6.

Federico Drogo, Giorgio Vernoni (2019), Pensare Verde, Lavorare Verde. Una guida introduttiva alla green economy per formatori e studenti, Interreg Alcotra, Progetto APP.VER – Apprendere per produrre verde, Città metropolitana di Torino, IRES-Piemonte, Torino.

Carlo Alberto Dondona, Claudia Galetto (2019), Sussidiario green. Uno strumento per conoscere la green economy e lo sviluppo sostenibile del territorio, Interreg Alcotra, Progetto APP.VER – Apprendere per produrre verde, Città metropolitana di Torino , IRES-Piemonte, Torino.

Claudia Galetto (2020), Curvatura green. Uno strumento per l’innovazione green delle competenze e dei curricula nel territorio, Interreg Alcotra, Progetto APP.VER – Apprendere per produrre verde, Città metropolitana di Torino, IRES-Piemonte, Torino.

Claudia Galetto e Ludovica Lella (2020), Formazione green. Metodologia, contenuti e strumenti di apprendimento degli adulti per la green economy e lo sviluppo sostenibile, Interreg Alcotra, Progetto APP.VER – Apprendere per produrre verde, Città metropolitana di Torino, IRES- Piemonte, Torino.

AA.VV. (2022), Transizione sostenibile. Le nuove prospettive del periurbano. Un modello di formazione online per il territorio, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Regione Piemonte, Città metropolitana di Torino e IRES Piemonte, Torino.

2. Le Relazioni dell’ARPA

In linea con quanto avviene a livello internazionale, in Piemonte si sviluppano in questi anni sistemi di monitoraggio ambientali. In particolare a seguito del referendum popolare del 1993, i controlli ambientali sono affidati a un sistema nazionale di prevenzione e protezione, formato da apposite agenzie (le Arpa) istituite a livello regionale. L’Arpa Piemonte è istituita con la legge regionale n. 60 del 13 aprile 1995 e dal 2001 produce un rapporto sullo stato dell’ambiente in Piemonte.
L’IRES in questi anni crea l’Area Ambiente e Territorio e monitora la sostenibilità ambientale, economica e sociale del Piemonte e dei suoi sotto-sistemi territoriali sia attraverso modelli di benchmarking regionali e provinciali sia, come si è già detto, attraverso gli indicatori sintetici sviluppati dalla letteratura internazionale.

Nella metodologia DPSIR (Determinanti, Pressione, Stato, Impatti, Risposte) i ‘determinanti’ corrispondono ad un set di indicatori delle attività socio-economiche del territorio considerato; le ‘pressioni’ descrivono le emissioni e l’utilizzo delle risorse presenti; lo ‘stato’ descrive l’ambiente fisico, la flora e la fauna del territorio considerato; gli ‘impatti’ evidenziano la nocività sugli esseri viventi e sul benessere fisico e sociale dell’uomo, le ‘risposte’ sono l’insieme delle azioni e delle politiche atte a limitare e mitigare gli impatti ritenuti pregiudizievoli per il benessere fisico e socio-economico dell’uomo.
Il modello DPSIR è una complessificazione del modello RPS, Pressione-Stato-Risposta, elaborato dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per formulare le sue analisi socio-economiche e valutative.
Il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Piemonte svolto annualmente da ARPA Piemonte segue questa metodologia. E’ il documento che racchiude e riassume tutte le informazioni sulle condizioni ambientali e la loro evoluzione nel tempo. Questo documento presenta la sintesi delle conoscenze ambientali conseguite mediante il monitoraggio, il controllo, l’attività analitica e l’elaborazione dei dati. Dal 2012 il documento viene redatto in collaborazione con la Regione Piemonte.

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2001

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2002

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2003

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2004

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2005

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2006

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2007

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2008

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2009

Rapporto sullo stato dell’Ambiente della provincia di Asti 2011

Rapporto sullo stato dell’Ambiente della provincia di Novara 2009

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2012

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2013

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2014

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2015

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2016

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2017

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2018

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2019

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2020

Rapporto sullo stato dell’Ambiente in Piemonte 2021


2.7 LA SECONDA DECADE DEL NUOVO MILLENNIO: L’AGENDA 2030, LA STRATEGIA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE E LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

⚪ 2008, Commissione Stiglitz, Sen e Fitoussi per la misura del benessere
⚪ 2013, ISTAT, monitoraggio degli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES)
⚪ 2015, Conferenza di Parigi, Accordo di Parigi, Agenda 2030 SSvS
⚪ 2015, Enciclica ‘Laudato Sì’ del Papa
⚪ 2015, legge n. 221 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”
⚪ 2016, il Bes entra nel Documento di economia e finanza (DEF)
⚪ 2017, ITALIA, La SNSvS, presentata al Consiglio dei Ministri il 2 ottobre 2017 e approvata dal CIPE il 22 dicembre 2017
⚪ 2017, REGIONI, partono le SRSvS
⚪ 2020 partono le Agende 2030 delle Città metropolitane
⚪ 2019, La UE riformula la sua strategia Europa 2020 adeguandola attraverso il Green Deal e il Next Generation EU all’Agenda 2030 dell’ONU
⚪ 2020, L’Italia produce il suo Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)
⚪ 2022, l’Italia promuove e tutela in Costituzione la biodiversità e gli ecosistemi (art. 9) e sancisce il rispetto economico dell’ambiente (art. 41)
⚪ Problema principale: la sopravvivenza delle condizioni sostenibili ambientali, economiche e sociali per la specie umana
⚪ Logica dominante: (in ordine di importanza) sostenibilità ambientale, sociale e economica
⚪ Ambiente come casa comune

Simon Kuznets, presentando la misura economica del PIL, il prodotto interno lordo, al Congresso USA, ebbe a dichiarare: “Il benessere di una nazione […] non può essere facilmente desunto da un indice del reddito nazionale”. Non fu così e solo nel 2008 il Presidente francese Sarkozy istituì una commissione di ‘savants’ per giungere a una misura più realistica del benessere umano. La Commissione Stiglitz, Sen, Fitoussi diede la raccomandazione di misurare il benessere attraverso analisi multi-dimensionali.

Nel 2013 l’ISTAT, presieduto da Enrico Giovannini, diede luogo alla misura del Benessere Equo e Sostenibile (BES) dell’Italia, attraverso 129 indicatori, raggruppati nelle 12 dimensioni (domini): Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Innovazione, ricerca e creatività, Qualità dei servizi.
Si apre un dibattito che troverà una sua maggiore definizione nel 2015, con la Conferenza di Parigi. La 21° Conferenza delle parti (la prima è quella di Rio del 1992) evidenzia la necessità di una svolta economica, sociale e produttiva per il mantenimento del sistema terra entro i margini di resilienza ambientale (aumento di 1,5-2 gradi di temperatura). Metaforicamente parlando: la Terra è malata (ha la febbre) e occorre fare una transizione che porti alla sua guarigione (o meglio, a una minor crescita della sua temperatura). Il primo Rapporto internazionale sullo stato di salute degli ecosistemi della Terra, sotto l’egida delle Nazioni Unite, è stato pubblicato (in 5 volumi) nel 2005 con il titolo, non a caso, di Ecosystems and Human Well-being (Millennium Ecosystem Assessment, 2005).

Nazioni Unite, Treaty Series, vol. 3156. C.N.63.2016.

Il 2015 è l’anno della svolta e della sostenibilità sociale, economica e ambientale. L’Accordo di Parigi sottoscritto da 193 Paesi e l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, prodotta dall’ONU per l’ Assemblea generale di New York, individua 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (domini o Goals) articolati in 169 obiettivi specifici. L’Agenda 2030 rappresenta un passaggio fondamentale nella storia: la sostenibilità è assunta quale paradigma dello sviluppo e richiede che, a tutti i livelli istituzionali, si attui coerenza tra politiche ambientali, sociali ed economiche. Rappresenta un superamento della prospettiva che tratta separatamente le sostenibilità, sui tre fronti sociale, ambientale ed economico. L’Agenda prevede che i Paesi, a livello globale, assumano una propria Strategia per lo sviluppo sostenibile. L’Italia ha approvato la propria nel 2017 (in fase di revisione oggi, nel 2022) e ha previsto una governance che territorializza gli obiettivi di sviluppo sostenibile attraverso la costruzione di Strategie regionali e di Agende metropolitane in una logica di governance multilivello, così come previsto dall’Agenda ONU.
Sempre nel 2015, l’Enciclica ‘Laudato sì’ di Papa Francesco troverà nell’ecologia integrale la morale universale di interazione tra l’uomo e il creato, rafforzando la coscienza ambientalista delle nazioni.

Papa Francesco, Enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015),

Il 22 dicembre 2015 viene approvata la legge n. 221 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, il cosiddetto Collegato Ambientale alla legge di stabilità 2014, che per la prima volta riconosce gli ecosistemi come produttori di risorse economiche.
Nel 2016, con la legge 163/2016 che ha riformato il bilancio dello Stato, il BES è entrato nel Documento di economia e finanza (DEF) con 5 indicatori, divenuti poi 12 nel 2018. Nel 2017, l’Italia produce la sua strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, La SNSvS, presentata al Consiglio dei Ministri il 2 ottobre 2017 e approvata dal CIPE il 22 dicembre 2017. Lo stesso anno partono le strategie regionali (SRSvS) e nel 2020 le Agende 2030 metropolitane.

Ministero della Transizione Ecologica (2017), La strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile.

Nel dicembre del 2019 l’Europa lancia “Il Green Deal Europeo” (COM(2019) 640 final). Il Documento affronta su basi nuove le sfide poste con la strategia Europa 2030 attraverso un piano d’azione finalizzato a trasformare l’UE in un’economia competitiva ed ecoefficiente, tale da non generare più emissioni nette di gas a effetto serra a partire dal 2050. ll Green Deal e poi la strategia di ripresa e resilienza 2021-2027 (Next Generation EU) sono la risposta europea all’attuazione dell’Agenda 2030 e agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Next Generation EU (2020).

Piano nazionale di ripresa e resilienza (2021).


SCHEDA N. 4 – LA GREEN ECONOMY IN PIEMONTE

È soprattutto nel secondo decennio che l’IRES affronterà il monitoraggio e la valutazione dello stato della green economy in Piemonte anticipando nei suoi rapporti la metodologia multi-dimensionale (del dashboard, del cruscotto) suggerita dalla Commissione Stiglitz, Sen, Fitoussi. Le diverse metodologie di ranking (comparative, di benchmarking, di analisi multilivello, ecc.) hanno poi cercato di essere omogenee e comparabili a seguito dell’art. 34 del D.Lgs. 152/2006 (Norme in materia ambientale) che chiama le Regioni a dotarsi di una Strategia per lo Sviluppo Sostenibile che sia coerente con gli obiettivi della Strategia nazionale.
La Regione Piemonte con Deliberazione della Giunta Regionale 3 luglio 2017, n. 24-5295 [Disposizioni per la predisposizione e la realizzazione della Strategia Regionale sui Cambiamenti Climatici quale attuazione della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile di cui alla deliberazione CIPE n. 57/2002 e all’articolo 3, comma 2 della legge 221/2015] ha avviato la Strategia regionale i cui indirizzi sono stati definiti nel 2019, con la Deliberazione della Giunta Regionale 16 maggio 2019 n. 98-9007 [D.Lgs. 152/20016, articolo 34. Delibera CIPE 108/2017 – Primi indirizzi per la Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile del Piemonte].
Alle Strategie regionali è richiesto di introdurre nuove modalità per costruire, orientare e definire le politiche e le azioni delle Regioni al fine di “assicurare la dissociazione fra crescita economica ed il suo impatto sull’ambiente, il rispetto delle condizioni di stabilità ecologica, la salvaguardia della biodiversità ed il soddisfacimento dei requisiti sociali connessi allo sviluppo delle potenzialità individuali quali presupposti necessari per la crescita della competitività e dell’occupazione”.

Per monitorare e valutare le strategie regionali è stato costituito un Tavolo nazionale sugli indicatori che ha selezionato 43 indicatori degli oltre 300 individuati da ISTAT e associati ai 17 Goal dell’Agenda 2030. Essi incorporavano 11 dei 12 indicatori del Benessere equo e sostenibile – BES che, dal 2018, sono stati integrati nel Documento di Economia e Finanza – DEF col fine di garantire la massima significatività a livello nazionale e consentire una maggiore comparabilità con il livello europeo e internazionale. Nel 2021, il Tavolo nazionale ha ridefinito il set di indicatori e questo ha comportato per il Piemonte un ulteriore calo nel rank delle regioni con il passaggio dal 5° all’8° posto.
Nel 2020 il MATTM (Ministero dell’Ambiente ha sottoscritto Accordi di collaborazione con Città Metropolitana di Torino per avviare il progetto operativo di costruzione dell’Agenda 2030 e lo stesso è stato fatto con le Università.

I lavori svolti da IRES in questo periodo sono numerosi. In ordine cronologico:

Marco Bagliani, Alberto Crescimanno, Fiorenzo Ferlaino, Daniela Nepote (2014), Benchmarking della green economy delle regioni italiane, EyesReg-bimestrale on-line dell’Associazione Italiana di Scienze Regionali (AISRe), Vol.4, N.2 – Marzo 2014. ISSN 2239-3110.

AA.VV. (2014), Green economy, in Politiche Piemonte, IRES-Piemonte, Torino, n. 30, p. 3. SSN 279-5030.

Erica Bruno, Fiorenzo Ferlaino (2017), L’andamento green delle regioni italiane, Culture della Sostenibilità, n. 21/2018, pp. 61-94.

Fiorenzo Ferlaino (2018), Il consumo di suolo: una riflessione a partire dal caso Piemonte, Archivio di Studi Urbani e Regionali, XLIX, 121/2017.

Carolina Giaimo, Fiorenzo Ferlaino (2018), Pianificazione urbanistica e governo del consumo di suolo in Piemonte, in Andrea Arcidiacono, Damiano Di Simine, Silvia Ronchi, Stefano Salata (a cura di) Consumo di suolo, servizi ecosistemici e green infrastructures: caratteri territoriali, approcci disciplinari e progetti innovativi, Rapporto 2018, Centro di Ricerca sul Consumo di Suolo, INU Edizioni, Roma, pp. 76-82, ISBN 978-88-7603-185-4.

Fiorenzo Ferlaino, Ludovica Lella, Francesca S. Rota, Giuseppe Crivellaro, Luciano Crua, Romina Di Paolo, Pina Nappi (2019), Conoscenza per la sostenibilità del Piemonte, Il laboratorio Ires-Arpa di lettura della sostenibilità degli AIT del Piemonte, Domodossola Savigliano Torino, Contributo di Ricerca 291/2019.

Fiorenzo Ferlaino, Ludovica Lella, Maurizio Maggi (2019), Ambiente: La declinazione dell’Agenda 2030 sul Piemonte, in Verso un Piemonte più sostenibile, Relazione annuale IRES 2019, IRES, Torino, pp. 139-144.

Marco Bagliani, Fiorenzo Ferlaino, Ludovica Lella, Francesca S. Rota (2019), Impronta Ecologica, Biocapacità e Servizi Ecosistemici, in Verso un Piemonte più sostenibile, Relazione annuale IRES 2019, IRES, Torino, pp. 145-190.

Fiorenzo Ferlaino e Claudia Galetto (2019), La strategia regionale per lo sviluppo sostenibile, in Politiche Piemonte. Lo sviluppo sostenibile, IRES-Piemonte, Torino, n.60, p. 3, SSN 279-5030.

Fiorenzo Ferlaino (2020), Reti urbane e resilienza ambientale, in Scienze Regionali. Italian Journal of Regional Science, il Mulino, n.1, pp. 119-148, ISSN: 1720-3929.

Carlo Alberto Dondona, Fiorenzo Ferlaino, Enrico Gottero, Ludovica Lella (2020), Il Piemonte più verde, in AA.VV. Il Piemonte verso un presente sostenibile, Relazione annuale 2020. Piemonte economico, sociale, IRES Piemonte, Torino, pp. 111-138.

Marco Carpinelli, Carlo Alberto Dondona, Fiorenzo Ferlaino, Claudia Galetto, Enrico Gottero, Sara Macagno, Sandro Baraggioli, Raffaella Motta, Alessandro Portinaro, Luca Scolfaro, Enrico Accotto (2021), Piemonte più verde, in Rigenerare il Piemonte. Prospettive di cambiamento e politiche per il futuro, IRES, Relazione annuale 2021, Torino, pp. 67-94.


SCHEDA N. 5 – LA FORMAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ

La formazione e l’educazione alla sostenibilità tendono a creare istituzioni stabili e una rete connessa e organizzata sempre più articolata. Di formazione si interessa l’UNESCO, che lancia il Decennio 2005-2014 dell’Educazione Ambientale e allo Sviluppo Sostenibile e, col programma UNITWIN, struttura un network internazionale di Università che annovera ad oggi 760 cattedre di cui 29 in Italia (Cattedre UNESCO).
In Italia si sviluppa e assume un ruolo strategico regionale fondamentale per l’Educazione allo sviluppo sostenibile, la rete Nazionale del Sistema INFEA (Informazione, Formazione ed Educazione Ambientale) sorta dal Programma Nazionale 1994-96 per l’Educazione Ambientale del Ministero dell’Ambiente. Con il nuovo millennio le singole regioni promuovono sul territorio, attraverso progetti regionali, interregionali e comunitari, iniziative e eventi per diffondere e formare all’educazione ambientale e alla sostenibilità. Si affianca alla rete INFEA le reti regionali dei CEA, Centri di Educazione Ambientale, che cercano di porsi come punto di riferimento unitario in materia di educazione all’ambiente e allo sviluppo sostenibile.
Come emerge anche dal terzo Congresso mondiale di educazione ambientale (WEEC- World Environmental Education Congress) , svoltosi a Torino nel 2005, la formazione è fondamentalmente una formazione laboratoriale e basata sul Progetto: “l’apprendimento basato sui progetti consiste nel facilitare esperienze di apprendimento che impegnano i discenti in progetti complessi inseriti nel mondo reale e attraverso i quali essi sviluppano e applicano abilità e conoscenze”. L’insegnamento, l’educazione e la formazione partono da progetti attraverso tecniche laboratoriali e esperienziali che attivino le dimensioni complessive dello spirito umano: quella emozionale, la cognitiva, la creativa, l’etica, la pragmatica, la ricerca specialistica, la ricerca integrativa. Il set è costruito intorno a un progetto realistico attraverso cui attivare l’esperienza. E’ in quest’ottica che si muovono anche in Italia i punti CEA, il sistema INFEA, i musei didattici per l’ambiente nonché l’elaborazione della complicata rete nazionale e regionale per la ricerca educativa, la valutazione e la documentazione.

La Conferenza di Parigi segna l’apertura di un’ulteriore fase della ricerca, dell’educazione e della formazione. La sostenibilità delle tre sfere, sociale, economica e ambientale viene specificata e declinata in 17 Obiettivi e in 169 traguardi specifici, con target definiti da soglie quantizzate, annunciati nella Risoluzione della settantesima sessione dell’Assemblea dell’ONU. Ogni nazione, ogni regione dovrà impegnarsi al raggiungimento dei traguardi e definire una propria Strategia per lo Sviluppo Sostenibile. Si passa dalla formazione esperienziale per progetti alla ricerca-azione. Quest’Agenda – è scritto nella Risoluzione – “è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità […] Tutti i paesi e tutte le parti in causa, agendo in associazione collaborativa, implementeranno questo programma. […] e i suoi obiettivi e traguardi stimoleranno nei prossimi 15 anni interventi in aree di importanza cruciale per l’umanità e il pianeta”. L’integrazione tra le diverse sfere d’azioni – economica, sociale, ambientale o della prosperità, delle persone, del pianeta, ecc. – è oramai un dato acquisito, diverso è invece il fatto che le azioni strategiche dovranno raggiungere traguardi misurabili e specifici migliorando l’efficienza dell’amministrazione, curvando la conoscenza, riorganizzando la partecipazione dei soggetti pubblici e privati, la comunicazione, il monitoraggio e la valutazione della ricerca-azione, rimodellando la formazione e l’educazione.
Non si parte chiaramente da zero. Prodromiche, sebbene limitate all’educazione scolastica, sono le elaborazioni della rete internazionale del Progetto ENSI (Environment and School Initiatives) sotto l’egida dell’OCSE: una rete di scuole che lavorano fin dagli anni ottanta alla costruzione di un’educazione dell’azione attraverso i progetti ‘Eco-School’, ‘Learnscapes’; Formazione dei Formatori, Ricerca internazionale.

In Piemonte il progetto Interreg Alcotra App.Ver (Apprendere per produrre verde), sviluppato dalla Città metropolitana di Torino e da IRES-Piemonte, va oltre la didattica ambientale e si pone come modello per una riorganizzazione attiva del sapere in senso green. Intende la ricercazione come risultato di un’azione territorializzante, capace cioè di interagire con i depositari di conoscenza locale (imprese, istituzioni, associazioni e portatori d’interessi in senso ampio) rompendo la dicotomia scuola-territorio e considerando la formazione come un risultato, un portato, un’esplicitazione delle conoscenze presenti sul territorio in interazione con quelle tacite e con il substrato culturale da indirizzare in senso innovativo e, in modo prioritario, in senso green e sostenibile. Tornare al territorio e instaurare nuove relazioni con l’ambiente fisico è l’obiettivo del progetto, riscoprire la qualità ambientale come espressione valoriale del patrimonio territoriale, dei suoi sistemi ambientali di produzione (i servizi ecosistemici), mitigare e difendere la propria bioregione contro i cambiamenti irreversibili, adattare le imprese, le istituzioni e le soggettività attive sul territorio contro i rischi ambientali, costruire prospettive di formazione utile al territorio, definire una formazione che sia il portato dei reticoli virtuosi locali. In sintesi da una ricerca-azione a una ricercazione integrata territoriale.