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Smart working. Una bibliografia ragionata

In queste settimane si è molto discusso, sotto l’incalzare degli avvenimenti legati alla diffusione del coronavirus, di lavoro agile o smart working. Per agevolare l’informazione, abbiamo pensato di costruire una bibliografia ragionata.

Sono indicati studi e ricerche che possono fornire un’utile base conoscitiva per orientarsi sul complesso tema del lavoro svolto in remoto.

Lo smart working

Per contrastare il contagio da COVID-19 il Governo italiano ha deciso il blocco parziale e poi totale di esercizi commerciali, fabbriche e attività produttive non essenziali. Ciò ha indotto molte imprese ad adottare in chiave emergenziale il lavoro agile o smart working per continuare l’attività. Allo stato attuale si tratta probabilmente del più esteso esperimento non intenzionale di diffusione del lavoro agile nei paesi occidentali. 

Nel nostro ordinamento il telelavoro è previsto dal 1998, con L. 191, nella pubblica amministrazione e dal 2004, con l’accordo interconfederale del 9 giugno, nel settore privato. Il lavoro agile, “parente” stretto del telelavoro, è previsto dal 2017 con la L. 81. In entrambi i casi si tratta di un rapporto di lavoro subordinato. In generale, la caratteristica principale dello smart working consiste nella possibilità di strutturare lo svolgimento dell’attività lavorativa, grazie all’utilizzo dell’ICT, senza la necessità di stabilire a priori un orario di lavoro e un luogo di lavoro all’interno del quale ricondurla. 
Proprio l’assenza di predeterminazione dei confini spazio-temporali dovrebbe rappresentare una delle differenze più significative tra smart working e telelavoro, infatti le pratiche di telelavoro che si sono affermate a partire dagli anni Ottanta del XX secolo continuano a contemplare la predeterminazione di tempi e spazi di lavoro, anche se scomposti e plurali.

Da molti questa trasformazione è stata salutata come un nuovo orizzonte di libertà e autorealizzazione nel lavoro, come una politica di riduzione dei costi aziendali e di aumento della produttività, come una prospettiva di sostenibilità ambientale. In realtà la faccenda è più complicata e contradditoria. Molti studi e ricerche hanno messo in risalto gli aspetti positivi di questa modalità di organizzazione del lavoro, ma anche i molteplici rischi per i lavoratori, per le stesse imprese e per il tessuto delle relazioni sociali, per il sistema delle tutele del lavoro.

Gli scritti qui segnalati vogliono offrire al lettore una opportunità di approfondimento critico della realtà dello smart working e delle molte ambivalenze che lo percorrono.

La bibliografia

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